sabato 2 agosto 2014

Indiani Paiute contro giganti



Anche questa volta galeotto fu uno spezzone della trasmissione “Enigmi Alieni” perché in una puntata vennero mostrati tre teschi enormi conservati in uno stipetto di un museo nel Nevada, Stati Uniti, rinvenuti in una grotta nella regione abitata dagli indiani Paiute nelle cui leggende si parla di una lotta ingaggiata e vinta da questi ultimi contro i giganti: ho deciso di approfondire questo argomento e ho scoperto che in ogni luogo del mondo ci sono stati rinvenimenti di scheletri con ossa più grandi del normale attribuite a veri e propri giganti ma non tutte queste scoperte si possono definire autentiche, anzi, la posizione dell'archeologia ufficiale è di disapprovazione totale rispetto a questo argomento anche perché purtroppo sono state messe in piedi delle burle, prima fra tutte quella del gigante di Cardiff, che rischiano di ridicolizzare e ostacolare anche i lavori seri, e in  rete è facile incappare in questo o quel fake. E' evidente che se gli studi dovessero confermare l'esistenza dei giganti sulla Terra sarebbe necessario riscrivere interi capitoli di storia sull'evoluzione umana.

NINNA NANNA
Coo-ah-coo,
piccola colomba,
coo-ah-coo.
Il vento culla piano
I nidi sui ramo del pino.
Il piccolo tuo nido
tra le mie braccia dondola.
Coo-ah-coo
Piccola colomba,
adesso dormi;
Coo-ah-coo.
                             (Paiute)

Gli Indiani Paiute
Paiute, nome dall’etimo incerto, forse riconducibile all’acqua, indica una popolazione nativa del Nord America composta dagli Indiani Chemevuevi, Paviotso, Walpai e Yahuskin e lo si deve ai conquistatori che chiamarono questi uomini Payuchi. I Paiute di famiglia linguistica uto-azteca inizialmente nomadi vivevano, riparandosi in capanne ad alveare, di caccia e di raccolta dei prodotti della terra: noci, pinoli, bacche, ghiande, semi e soprattutto radici, tanto da meritare il soprannome di “scavatori” (indiani Digger) in aridi territori che oggi corrispondono ad alcuni stati americani e precisamente: i Paiute del nord che si chiamavano in realtà Numa (= il popolo) abitavano nel Grande Bacino negli odierni Nevada, Oregon e nella parte della California a levante della Sierra Nevada, quelli del sud detti Nuwuvi (che vuol dire ugualmente il popolo) nella parte nord-occidentale dell’Arizona, in quella sud-orientale della California e  nell’ovest dello Utah; i primi affini agli Shoshoni, i secondi agli Ute erano riuniti in piccoli gruppi o bande di circa dodici persone tra loro parenti e in certi casi potevano costituire accampamenti semipermanenti. I Paiute credevano che un’oscura forza invisibile detta buha risiedesse in ogni forma di vita e non: negli animali, nelle piante, nei fiumi, nelle pietre, negli astri e perfino nelle nuvole e che ciascuno di potersi mettere in contatto con l’essenza di questo elemento ricavandone protezione. Anche i Paiute dopo una strenue resistenza nei confronti dell’invasione e dell’oppressione da parte dei bianchi dovettero cedere e andare in riserva: celebre il loro capo Winnemucca che cercò in tutti i modi la pace con gli Europei, salvo ricredersi in seguito allo stupro di due donne della sua tribù. I Paiute rimasero comunque molto pacifici; esemplare la storia di Sarah Winnemucca che nacque presso i Paiute Paviotso del Nevada nel 1844: quattro anni prima suo nonno aveva guidato John Fremont, capitano inglese, nella perlustrazione del West, ma ciò non risparmiò la famiglia di Sarah cui nel 1860 uccisero madre e fratelli. La donna adoperò la vita per cercare di conciliare le esigenze della propria gente con le pretese degli invasori ostili che anziché integrarsi si imposero sui Nativi prepotentemente. Sarah Winnemucca autrice del libro Vita tra i Paiute morì a soli 47 anni. Tra il 1870 e il 1890, anno in cui venne purtroppo sancita col sangue l’emblematica fine della libertà dei Nativi Americani a Wounded Knee, gli Indiani versavano in condizioni difficili ammassati nelle riserve, vessati dal governo che intendeva vietare le pratiche religiose native; le visioni del profeta paiute  Wovoca, della riserva di Pyramid Lake (Nevada) non uomo di guerra ma uomo di pace, che parlavano di sconfitta del viso pallido senza l’uso delle armi e confidavano nel ritorno dei defunti e dei bisonti uccisi dal nemico e in un rinnovamento del mondo furono accolte con entusiasmo: sostenevano dal punto di vista morale la popolazione e alimentavano quella voglia di rivolta per quanto pacifica, una sorta di ultima disperata guerra santa contro i bianchi alla base di un profondo sentimento condiviso dalle tribù nelle riserve in preda a una disarmante crisi spirituale; proprio quel sentimento sfocerà nella Ghost Dance (1888) una nuova religione che contraria alla guerra  attingeva sia dalle credenze autoctone sia dai precetti cristiani in cui credevano i bianchi facendone un curioso miscuglio, e promuoveva la voglia di salvaguardare la cultura e le credenze degli Indiani d’America e l’unione spirituale delle tribù. La convinzione era quella che solo ripristinando gli antichi valori sarebbero stati restituiti loro la terra e i tempi buoni e i bianchi sarebbero stati annientati da un diluvio. Durante la danza rituale che non ebbe grande presa tra i Paiute, mentre si diffuse presso i Cheyenne e i Sioux ma non solo, venivano invocati gli spiriti degli antenati affinché riportassero ai Nativi abbondanza e tempi migliori ritornando in vita con i bisonti che erano stati uccisi: i partecipanti si esibivano in balli sfrenati fino a cadere in trance per entrare in contatto con i defunti e poter conoscere il futuro.

La Profezia della Danza degli Spettri
Tutti     quanti   dovremmo  ballare  in  ogni  luogo.
Fra poco, in   primavera, arriverà il Grande Spirito.
Egli     porterà  cibo  e i  nostri  morti  ritorneranno
per    vivere  nuovamente: saranno  giovani e forti.
(…)   Quando  sarà il  momento,  tutti noi saliremo
Sulla  cima delle  Montagne    lontano dai bianchi.
I bianchi non potranno ferirci:   una inondazione li
ucciderà tutti e poi le acque    si tireranno indietro
e noi  avremo di nuovo le   nostre terre  e  avremo
cibo in abbondanza. (…) Gli Indiani che non danza-
no e che non credono a questa profezia diventeran-
no piccoli piccoli, altri diventeranno di legno e ver-
ranno bruciati.
                                                            (Wovoca, Paiute)

La leggenda dei Paiute e la caverna Lovelock
Una leggenda diffusasi nell’Ottocento e perpetuata dagli indiani Paiute del Nevada raccontava di una lotta ingaggiata dai loro antenati che vinsero una stirpe di giganti da loro chiamati SI-TE-CASH: gli Indiani avevano costretto a colpi di freccia questi strani nemici in una caverna cui diedero fuoco, così gli uomini straordinariamente alti perirono tutti. Quella che sembrava solo una favola, del 1911 trovò però un curioso riscontro nella realtà: quando un gruppo di contadini, intenzionati a raccogliere il guano di pipistrello che adoperavano come fertilizzante per la coltivazione dei loro campi, si spinse all’interno di una caverna a Lovelock, in Nevada, e si imbatté nelle tracce dello sterminio che consistevano nei resti mummificati di uomini alti quasi 2 metri e mezzo dai lunghi capelli rossi; questo particolare ha fatto collegare le spoglie della grotta di Lovelock a una possibile comunità vichinga, anche se appare improbabile che i Vichinghi si siano spinti fino lì: il Nevada, infatti è uno degli stati federati del sudovest degli Stati Uniti. L’intero Diciannovesimo secolo d’altronde è stato costellato dal ritrovamento di scheletri giganteschi nel Mildwest, nella Death Valley e in California, ma nella maggior parte dei casi le sepolture venivano ricoperte e dei corpi se ne perdeva traccia sotto il suolo, invece  per quanto concerne i corpi scoperti a  Lovelock di essi si è occupata una prestigiosa università: gli studiosi della Nevada Historical Society e dell’Università della California sostengono che la caverna sia stata frequentata già dal 1500 a.C. e che lo sarebbe stata fino a non molti anni prima dello sbarco dei bianchi. Nonostante gran parte dei reperti sia andata smarrita, oggi nel Museo di Winnemucca nella Humboldt County che dista un centinaio di chilometri dal sito di ritrovamento vengono conservati in un armadietto tre reperti di eccezionale importanza: si tratta dei teschi riconducibili al rinvenimento di scheletri di giganti, presumibilmente i protagonisti delle guerre contro gli antichi Paiute, nella caverna di Lovelock, da parte degli agricoltori in cerca di concime. I crani non sono in vetrina, probabilmente perché la loro esposizione ricorderebbe l’esistenza di una scoperta che rimette prepotentemente in discussione quelle poche o tante certezze che la Scienza ha raggiunto in merito all’evoluzione dell’essere umano o molto più semplicemente per una forma di rispetto nei confronti dei Nativi Americani, anche se non si capisce perché, se si pensa che i cadaveri siano di Indiani non vengano restituiti al Popolo cui appartengano per avere sepoltura e invece debbano rimanere al museo ma in uno stipetto chiuso.

RASSEGNAZIONE
Ho nuguli di frecce
Per il mio arco,
braccia forti
per la mia ascia,
occhio veloce,
un cuore duro e liscio
come un ciottolo di fiume.
Eppure basterà,
al falco della morte,
posare il suo sguardo su di me,
semplicemente.
La morte è fatta così.
                                         (Paiute)
 
Le “testimonianze” scritte
I testi scritti più antichi mai rinvenuti sono le cosiddette Tavolette Sumere dell’Enuma Elish, esse descrivono nei minimi particolari la creazione dell’uomo da parte dei Nephilim, attraverso quella che noi uomini del ventunesimo secolo riconosciamo come una sorta di tecnica di ibridazione genetica. La prima citazione della presenza di giganti (da gegeneis= nati dalla terra) sul nostro pianeta è contenuta nel sesto capitolo della Genesi: i giganti in lingua ebraica nephilim. Questi colossi trovano un discreto spazio nell’Antico Testamento ( Numeri 13:33; Deuteronomio 1:28; Deuteronomio 2:10-11-20-21; Deuteronomio 3:11; Deuteronomio 9:2; Samuele I Libro 17:14 e Cronache I Libro 11:23): per esempio incontriamo Og, l’unico titano sopravvissuto al Diluvio Universale: egli era alto 4 metri per cui non trovò spazio nell’Arca di Noè ma riparò sul tetto della stessa e si salvò, e poi ci sono gli Anakiti di Ebron discendenti da Anak i cui figli Achiman, Sesai e Talmai spaventavano gli israeliti che cercavano di raggiungere la Terra Promessa; e da qui deduciamo che Golia non fosse un rappresentante isolato dei giganti. Il vocabolo nephilim trarrebbe, il dubitativo è d’obbligo perché alcuni studiosi lo escludono, la propria origine dalla radice del verbo ebraico nafàl che significa cadere il che ci conduce con la mente immediatamente al concetto di angeli caduti a iniziare da quel portatore di luce, Lucifero, che verrà identificato con il Diavolo (= ciò che separa) e quindi per estensione con il Male in lotta contro Dio che è il Bene Supremo, ma non tutti gli studiosi abbracciano questa teoria: alcuni seguaci di Zacharia Sitchin ad esempio colgono la sfumatura tra cadere e scendere e trasformano i nephilim in antichi visitatori alieni provenienti da altri mondi, comunemente viene tradotto in italiano con giganti, creature dalla statura eccezionale e dotate di incredibile forza fisica, esseri menzionati dalla Bibbia nella quale si approfondisce molto poco la loro storia e che nel nostro immaginario collettivo moderno vengono liquidati come creature fantastiche. La storicità della Bibbia è un argomento discusso e discutibile, libro sacro di fama mondiale è noto il proprio procedere per metafore a cominciare anche se avvenimenti quali il Diluvio Universale hanno trovato riscontro nella realtà e così sempre più frequentemente scienziati o semplici appassionati cercano di capire quando e quanto i miti narrati dalla Bibbia affondino le loro radici nella Storia. Se dei giganti avessero per una qualche ragione provato ad accoppiarsi con donne normali, ecco probabilmente a che cosa si riferirebbe il breve aneddoto in caratteri cuneiformi di Nippur: “la mia vagina è troppo stretta: l’accoppiamento è impossibile, le mie labbra sono minuscole, non riescono a baciare (…)”. Nella Mitologia greca i giganti figli di Gea (la Terra) e del sangue dei genitali di Urano (ferito da Crono) venivano descritti come esseri mostruosi, capelloni dalla barba irsuta, e invincibili che neppure gli dei potevano avere la meglio su di loro: di fatto erano esseri immortali, a meno che nella loro uccisione non avesse – e questo è curioso – preso parte un umano. L’iconografia classica ci restituisce creature dalle misure inimmaginabili, metà uomini e metà serpenti, con la coda e bardati con armature in bronzo, dotati di armi e macigni. Per lo più i giganti perirono fulminati in occasione della loro ribellione contro Zeus, spinti dalla loro madre, per liberare i Titani intrappolati nel Tartaro, altri invece furono vittima di monti e isole schiantati su di loro dagli dei furiosi, generando cataclismi e non solo: si racconta che la dea Atena scaraventò la Sicilia contro Encelado e che da quello scontro si formò l’Etna, vulcano attraverso cui il gigante respirerebbe ancora oggi; sotto il Vesuvio vivrebbe invece il gigante Mima. Del resto per gli antichi a quanto pare i giganti non si ritrovano solo nel Mito ma anche nella Letteratura, Polifemo è un gigante con un solo occhio, nato dalla fantasia di chi ritrovò crani di elefanti con un unico foro al centro quello per la proboscide, e nella Storia se l’illustre storico greco Erodoto (Storie 1-68) parla del rinvenimento di un gigante altro più di 3 metri, e in occasione di un suo viaggio in Egitto relaziona sulle tombe dei “pironi”, una stirpe di giganti. Una leggenda che ci giunge dall’Egitto racconta che i giganti che avevano mosso guerra contro gli uomini finirono con l’andare a colonizzare altri luoghi non prima di essersi trasformati in animali. I Pigmei del Gabon hanno la leggenda di un orribile gigante a tre teste di nome Dzom. Anche nei miti e nelle storie dei Lotuko dell’Uganda ci sono uomini già giganteschi che poi scomparvero dalla faccia della terra perché uno di loro aveva osato offendere un capo tribù la cui maledizione li eliminò. I giganti della Mitologia del Nord Europa erano dichiaratamente schierati contro le divinità anche se una corrente di pensiero diversa, ce li tramanda ad esse imparentati. Vivevano a Jotunheim; i Vichinghi che dominarono la Scandinavia tra la fine dell’VIII e l’XI secolo nei loro miti annoveravano il Regno del Gigante del ghiaccio, Niflheim, termine che per assonanza richiama i nefilim ebraici. In Germania esiste una gradevole leggenda di cui è protagonista il genio del monte dei giganti di aiuto ai pellegrini e dispettoso con i male intenzionati; inoltre c’è la vicenda del gigante Tannchel che fece esplodere le rocce permettendo alle acque del Reno di defluire liberamente; si deve infine all’impegno dell’imperatore Massimiliano la sconfitta dell’ultimo gigante. Presso gli Inca, invece, è il creatore del tempo e dello spazio Viracocha, affiorando dalle acque del lago Titicaca a creare una famiglia di ingrati giganti che lui stesso affogò mandando un potente diluvio: i giganti morti mutarono in rocce tuttora visibili. Lo storico Fernando da Alba vissuto ai tempi dell’assalto al Nuovo Mondo da parte degli Spagnoli scriveva poi che in Messico facilmente si poteva incappare in scheletri di uomini giganteschi. Un indio Choluta dello Yucatan ad esempio asserì, come si evince dal “Manoscritto Messicano” redatto da Pedro de los Rios conservato in Vaticano, che prima del Diluvio (Apachihuiliztli) 4000 anni prima della Creazione del Mondo  il paese di Anahuac era abitato da uomini giganti detti Tzocuillixeo e che quelli di loro che non morirono mutarono in pesci. Per gli Induisti esistono esseri demoniaci e giganteschi che si chiamano Daitays. In Thailandia si pensava che gli uomini primitivi fossero giganti. Presso i Maori della Nuova Zelanda c’era una suddivisione netta tra gli uomini giganti del cielo detti Rangi e quelli della terra detti Papa. Quasi ogni Popolo antico dichiarò l’esistenza di esseri giganteschi, d’altra parte in qualche modo i nostri antenati dovevano dare una spiegazione dei Megaliti e delle mura ciclopiche che qualcuno aveva prima di loro eretto sulla terra, inoltre i fossili che oggi sappiamo essere di dinosauro, un tempo, quando i dinosauri erano di fatto sconosciuti, venivano attribuiti ai draghi: troppo spesso noi sottovalutiamo la fantasia dei nostri antenati che potrebbero semplicemente averli inventati per spiegare l’inspiegabile.

”C’erano  sulla  terra  i  giganti  a  quei  tempi - e anche dopo -
Quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste
partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi famosi dell’anti-
chità, uomini famosi.”
Genesi 6:4

Ritrovamenti scheletrici
Sarebbero state rintracciate tombe di uomini giganteschi in tutti gli angoli del globo: Marcel Griaule e Jean Paul Lebeuf nel 1936 rinvennero nell’odierno Ciad una sepoltura di individui dalle dimensioni fuori dal normale. Recentemente in Africa centrale un altro team di archeologi accreditati scoprì un misterioso sepolcro composto da una quarantina di fosse comuni che ospitavano circa duecento scheletri di individui alti fino a 7 metri! Anche le mummie egizie ci hanno riservato sorprese interessanti in proposito: a Saqqara, infatti, è stato rinvenuto un corpo mummificato di un uomo alto 2 metri e mezzo, un gigante la cui età stimata è di circa 4 mila anni, privo di orecchie, di naso e di lingua, caratterizzato da una enorme bocca. In Tunisia, a Chenini, sono state aperte tombe contenenti scheletri di uomini alti 3 metri. Negli Stati Uniti, Al MT. Blanco Fossil Museum, è custodito un femore umano di esagerata lunghezza proveniente dalla Mesopotamia: i calcoli che sono stati effettuati in base al solo osso della coscia rinvenuto, hanno portato gli studiosi a concludere che l’individuo cui era appartenuto l’osso dovesse avere una altezza approssimativa di 5 metri. I reperti americani sono piuttosto numerosi come già accennato e non si limitano al Nevada: la prima testimonianza del rinvenimento di scheletri umani di dimensioni esageratamente grandi negli USA risale alla fini del 1700 quando ad Hannover, un piccolo centro nella contea di York in Pennsylvania, vennero scovati un paio di scheletri umani della lunghezza di circa 3 metri e trenta ciascuno. Del 1810 è il ritrovamento del 1810 dello scheletro di un gigante con sei dita dei piedi. La terza notizia relativa a questi temi possiamo rintracciarla in un pezzo del New York Times del 21 novembre 1856: trattavasi di uno scheletro umano non ben conservato lungo 3 metri e trenta e trovato sotto la vigna di uno sceriffo in Ohio. Alla fine del 1868 nel corso dei lavori per l’edificazione di una diga sul Mississippi un team di operai notò fossilizzato in una roccia di granito lo scheletro di un essere umano gigantesco alto quasi 3 metri e mezzo con la circonferenza cranica pari a 78 centimetri. Nel 1870 gli Indiani della tribù Omaha disseppellirono i resti di uomini dalla statura eccezionale. Altri operai, questa volta impegnati nella costruzione di un tratto di ferrovia a Petersburg in Virginia, rinvennero, la notizia è ancora una volta data dal New York Times (8 settembre 1871) una serie di scheletri in un primo momento ritenuti di Nativi Americani anche se le smisurate dimensioni degli arti fecero storcere il naso a molti. Un articolo del New York Times del 25 maggio 1882 dà cronaca del rinvenimento di uno scheletro gigantesco in Minnesota venuto alla luce nei dintorni della Red River Valley ampiamente studiato dall’Historical Society. In Arizona a Crittenden nel 1891 fu disseppellito un grosso sarcofago dove avrebbe dovuto dormire il proprio sonno eterno un gigante di 3 metri con 6 per arto; altri due casi sono stati registrati in California: il primo riguarda un cranio di grandi dimensioni ripescato nel canale di Santa Barbara nei pressi dell’Isola di Santa Rosa, il secondo è il rinvenimento a Lampock Ranch di un corpo gigantesco intero ritrovato dai soldati: per non offendere la sensibilità dei Nativi, che lo ritenevano un loro dio, un frate intimò ai soldati di ridare sepoltura alle povere ossa. Nel Nuovo Messico, una terra affascinante e misteriosa: nel 1902 anche qui un team di archeologi rinvenne i resti di esseri umani molto alti (circa 3 metri e 60 centimetri). Le leggende degli Indiani d’America del Nuovo Messico orientale parlano di una razza di giganti che anticamente dominava questi luoghi e questa tradizione orale è stata assimilata dai primi invasori Spagnoli della regione che la fecero loro. Infine, premesso che nella preistoria americana è esistita una cultura chiamata Woodland che avrebbe abitato nel primo millennio a.C. il Nuovo Mondo e così, quando nel Winsconsin meridionale nei pressi del lago Dalavan, siamo nel 1912,  uno staff di archeologi accreditati del Beloit College, prestigioso college privato fondato nel 1846 effettuò uno scavo e incappò in una numerosa serie di tumuli, la scoperta fu evidentemente ricondotta a quegli antichissimi uomini: tombe di abitanti preistorici delle Americhe, salvo che diciotto scheletri umani presentavano dimensioni abnormi e il teschio allungato in maniera anomala; la notizia, di quelle che possono cambiare i libri di storia, trapelò e fu pubblicata dal New York Times del 4 maggio 1912. La pratica di allungare il cranio è in realtà comune a molti Popoli tra cui gli Aztechi e gli Egizi, ma la  dolicocefalia (dal greco kephalé = cranio e dolichos = allungato) può essere non solo indotta ma anche congenita. In realtà nel Winsconsin esiste un illustre precedente in materia: infatti già nel 1897 lo stesso New York Times aveva dato spazio tra le sue pagine alla notizia della scoperta di uomini giganti a Maple Creek dove una delle tre colline funerarie scoperte fu aperta rivelando al proprio interno lo scheletro di un essere umano alto 3 metri assolutamente ben conservato. Una quarantina di anni fa in Messico furono riportati alla luce un paio di scheletri giganti. In mare, a 270 chilometri da Santiago del Cile nel 1970 fu ripescato un corpo umano ischeletrito lungo 2 metri e 38 centimetri. Denti enormi sono stati rinvenuti in Perù. Cortes in persona vide ossa di uomini giganti e spedì in Castiglia un femore lunghissimo. Pochi anni fa don Carlos Vaca permise agli studiosi di analizzare una serie di reperti ossei giganteschi, fra cui un dente molare umano di dimensioni spropositate che raccolse durante la sua missione in Ecuador. A Tura, nell'Assam in Pakistan occidentale, Asia meridionale fu scoperto uno scheletro umano alto 3 metri e 35 centimetri. Anche l’isola di Ceylon non è immune da questo tipo di ritrovamento, infatti sono stati recuperati qui scheletri o parti di essi appartenenti a uomini che raggiungevano i 4 metri di altezza. La Cina sud-orientale ci ha restituito ossa umane di uomini alti più di 3 metri. Nella Cina meridionale è stato trovato quello che fu ribattezzato “il gigante della Cina meridionale” oltre a una serie di denti grandi sei volte più dei nostri definiti denti di drago: in particolare tre denti fossili trovati in alcune farmacie di Hong Kong inizialmente attribuiti a grosse scimmie, in realtà sarebbero di natura umana e sarebbero appartenute a uomini alti più di 3 metri. Giava risponde con il “gigante di Giava”, infatti è del il ritrovamento di una mascella inferiore che apparteneva ad un essere umano la cui altezza sicuramente sfiorava i 3.50 metri.In Tibet, Sven Hedin, probabilmente durante l’infruttuosa ricerca della mitica Agarthi, asserì di essersi imbattuto in enormi mummie sepolte in luoghi inaccessibili. In Italia vogliamo ricordare il caso del canonico Giovan Battista (XVI-XVII sec.) il quale trovò in una chiesa di Vercelli un dente enorme detto dente di San Cristoforo (che potrebbe essere il dente di un grosso mammifero) e studiò i giganti di Saletta, mentre pare che attraverso una grata, in una chiesetta nel bresciano, si possano intravvedere ossa appartenute a uomini giganti che riposano nella cripta, invece è nella provincia di Catanzaro che si trova la cittadella di Tiriolo dove nel 1663 a seguito di lavori di scavo e restauro emerse dal sottosuolo una tomba contenente il corpo di un individuo gigantesco. Il caso aperto dei giganti in Sardegna: se davvero sono stati trovati scheletri di giganti in Sardegna non è dato saperlo: al momento non ci sono prove a sostegno di questa che è destinata, salvo clamorosi rinvenimenti, una ipotesi anche se si dice che gli scheletri giganti scoperti nell’isola furono in seguito occultati ad arte. Ossa enormi riconducibili a un essere umano presumibilmente alto quasi 6 metri sarebbero state recuperate nel 1577 a Willisau, Lucerna. Nel 1925 in Francia a Glozel furono trovate ossa gigantesche ornate da monili. In Inghilterra, le cronache riportano la notizia della riesumazione di un soldato che in vita sarebbe stato alto 2 metri e 80 centimetri, del resto il magico santuario megalitico di Stonehenge che ho avuto la fortuna di visitare insieme al mio papà molti anni fa, nella piana di Salisbury, viene anche ritenuto la sede ideale della “danza dei giganti”. Risale invece al 1895 il rinvenimento in una miniera nella contea di Antrim in Irlanda da parte di un certo signor Dyer di un gigante fossile altro 3 metri e 70 centimetri con sei dita in luogo di cinque nel piede destro.

Orme  e utensili fuori misura
A Glozel in Francia oltre ai resti di uomini giganti si possono ammirare le orme di mani molto grandi e antichissime oltre a utensili. E’ di solo cinque anni fa la scoperta da attribuirsi a scienziati della Oxford University che in mezzo a una serie di manufatti “normali” scovarono nel lago Makgadikgadi, oramai secco, nel Deserto del Kalahari (Botswana) una serie di asce enormi e talmente pesanti da poter essere usate in battaglia da genti che avevano una altezza di 3 metri come minimo. Nei sedimenti del lago di Ol Dway nell’Africa meridionale esisterebbero tracce di impronte fossili di natura umana ma molto grandi formatisi grazie alla fanghiglia pietrificata. Anche nell’ Australia sud-orientale ci sono impronte lasciate su fango in seguito pietrificato che sono state notate dal paleontologo Rex Gibroy, anch’esse, sia di mani sia di piedi, rientrano nella categoria di impronte umane dalle dimensioni esagerate riguardante fossili di giganti: solo le dita dei piedi misuravano 18,5 cm, mentre la mano dal polso all'estremità del medio era di 28 cm. Ad Agadir, in Marocco è stato scoperto un armamentario incredibile, lance e armi più antichi attrezzi che potevano essere adoperati soltanto solo da uomini giganti alti non meno di 4,50 metri. A Braystown in Tennesse, negli Anni Dieci del Ottocento furono notate impronte di piedi umani con sei dita. Infine nella Cina sudorientale furono rinvenuti utensili enormi utilizzabili da esseri umani di almeno 4 metri di altezza. Nel letto del fiume Paluxi in Texas (Stati Uniti) sono state misurate impronte lunghe più di mezzo metro e larghe una dozzina di centimetri unite a quelle di dinosauri il tutto risalente a 140 milioni di anni fa.

La roccia di Judaculla
Un antico mito Cherokee appreso e poi reso noto dall’etnologo James Mooney sul finire dell’Ottocento voleva che gli strani petroglifi incisi su questa roccia, esaminata da molti studiosi, fossero opera di un gigante con gli occhi a mandorla di nome Judaculla: il gigante chiamato anche Tsulkalu viveva sulle montagne e controllava il Tempo. La Roccia di Judaculla si trova in un sito un tempo sacro per i Nativi Americani ai piedi di una montagna ricca di minerali in Carolina del Nord a Tuckasegee e rappresenta uno dei più interessanti misteri archeologici degli Stati Uniti orientali: si presenta come una grossa pietra completamente ricoperta da incisioni rupestri talmente numerose che non è facile distinguere un simbolo dall’altro, i disegni infatti si intersecano l’uno con gli altri da rendere difficoltoso l’isolamento di un singolo geroglifico. Una delle forme più curiose è quella che richiama una mano con sette dita, ma ci sono delle figurine umane in diverse posizioni e alcuni animali, come una piovra. Gli scienziati non sono ancora riusciti a interpretare il significato di quella che potrebbe essere la lingua di uomini, forse giganti, vissuti in queste regioni dai 3000 ai 10000 anni fa e neppure ad azzardare un’ipotesi sul significato globale dell’opera che ricorda una mappa o che molto più probabilmente ricopriva un ruolo spirituale e rituale. Qualcuno pensa che la roccia sia stata trasportata lì da un altro luogo perché nella regione non esistono altri massi con disegni simili, ad ora comunque non sono state trovate altre rocce con caratteri analoghi neppure altrove, benché qualcuno sostenga l’ipotesi dell’esistenza di almeno altre due pietre come questa, una delle quali sarebbe stata sepolta e l’altra non ancora trovata. Ci sarebbe il modo di ricavare altre informazioni scavando nel sito della roccia, di certo oggi si sa soltanto che il masso si trova in quella posizione fin dal tempo in cui i Cherokee si sono stabiliti nella Carolina del Nord. Presso gli Indiani d’America prima dell’arrivo dell’uomo bianco non c’era traccia di scrittura; frequenti in altre zone degli attuali USA erano i petroglifi: disegni sulle pareti di roccia che raffiguravano animali, uomini, cose e situazioni. Proprio tra i Cherokee fu inventato da George Guess (Sequoyah) un uomo umile che viveva in una zona isolata nel 1821 un alfabeto scritto formato da ben 86 caratteri e a partire dal 1828 il Cherokee Phoenix, diretto fa Elias Budinott, fu bilingue: un giornale in cherokee e in inglese.

Una burla di cui avremmo voluto fare a meno
Il gigante di Cardiff detto il Golia americano fu un triste esempio di falso in materia di giganti, di quelli che fanno passare la voglia di svolgere ricerche perché tendono a togliere credibilità anche a chi si avvicina a questi argomenti in buona fede e con tanta voglia di capire come stiano veramente le cose: il fake è un ostacolo, intralcia i lavori e complica lo studio, ma non invalida le ricerche effettuate con onestà e serietà. In questo caso si tratta di una enorme figura scolpita nella roccia che il coltivatore di tabacco il signor George Hull di Syracuse (New York) creò, sotterrò nel proprio terreno e poi finse di scoprire casualmente nel 1869 , il falso che gli rese lauti guadagni è comunque conservato in un museo newyorkese.

Conclusione
Chissà se i giganti appartengono soltanto al mito? E' possibile che in un determinato periodo siano vissuti sulla terra dei giganti?  La domanda è lecita: infondo ci sono stati animali enormi come i dinosauri che hanno calcato questo pianeta, ma 3 metri e più di altezza comporterebbero per l’essere umano problemi di sopravvivenza per esempio circolatori o legati all’alimentazione, anche se grossi mammiferi come orsi e gorilla godono di ottima salute. Il famoso CICAP si è pronunciato ad esempio su una famosa foto che circola in rete sapientemente modificata per un concorso fotografico e che molti hanno scambiato per vera generando una leggende metropolitane che hanno valicato i confini del web. La domanda è: come mai di queste scoperte nessuno o quasi nessuno sa qualcosa? Perché le pubblicazioni scientifiche tacciono queste scoperte? Si tratta solo di falsi scoop dovute alla mancanza di notizie reali? E’ vero che la Smithsonian Institution, prestigiosa fondazione cui fanno riferimento parecchi enti culturali americani acquistò per 500 dollari uno scheletro di 2 metri e 80 centimetri presumibilmente riconducibile ai cosiddetti costruttori di tumuli vissuti in Nord America circa 5000 anni fa? Se sì, potrebbe averlo fatto con l’unico scopo di toglierlo dalla circolazione? Perché i musei del mondo non espongono questi straordinari, ma visto il vasto numero dei ritrovamenti verrebbe da scrivere piuttosto, comuni reperti? Il ricercatore indipendente James Vieira si è occupato di queste questioni per un ventennio, raccogliendo molto materiale e si è fatto un’idea precisa circa l’occultamento sistematico dei resti di giganti: secondo lo studioso vi è la necessità di preservare la validità della teoria dell’evoluzione di Darwin, io non credo, perché è stata più volte messa in discussione, però è l’unica ad oggi che illustri in maniera lineare, perciò molto comoda, il cammino dell’evoluzione della vita a partire da strutture semplici a strutture sempre più complicate. I giganti, viene da chiedersi, sono una specie inventata o sono realmente esistiti? E se sono realmente esistiti sono una specie a sé o una razza umana? Speculazioni a mio avviso pseudostoriche collegano l’esistenza dei giganti agli abitanti di Atlantide, per i teorici degli antichi astronauti invece la spiegazione andrebbe cercata nello spazio. Molto più semplicemente è probabile che si tratti soltanto di persone che erano affette da una patologia nota come gigantismo causata da un'eccessiva esposizione dell'organismo all'ormone somatotropo, meglio noto come ormone della crescita, che si verifica durante l'età pre-puberale dovuto nella maggioranza dei casi a un tumore dell’ipofisi. Un malato di gigantismo nell'età adulta può raggiungere anche altezze comprese tra i 240–270 cm.: la persona, a memoria d’uomo, più alta mai esistita dovrebbe essere il signor Robert P. Wadlow (2.72 metri) mentre attualmente l’uomo più alto del mondo dovrebbe essere l’ucraino Leonid Stadnyk (2.39); anche se bisogna sottolineare che questa patologia non giustifica comunque altezze che sfiorano i 3 metri e che addirittura li superino; sarebbe opportuno capire se, nel caso della scoperta delle necropoli di giganti, la misurazione dei cadaveri sia stata effettuata sempre misurando ogni osso, o l’intero corpo ma senza farsi trarre in inganno dalla disposizione del cadavere nella tomba: un conto è che le ossa siano attaccate le une alle altre tramite giunture come nel vivente, un conto è che  le ossa siano tra loro staccate e le spoglie misurate in loco perché  in questo secondo caso la lunghezza del corpo potrebbe risultare maggiore rispetto alla reale altezza della persona in vita.

Fonti bibliografiche:
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-Cerretti Franco, Dizionario del West, la grande avventura americana, Domino A.Vallardi, 1997
-Cocchiara Giuseppe e Cipolla Francesco, Mitologia, Palumbo
-Colonna Barbara, Dizionario Mitologico, divinità, eroine ed eroi, re e regine, satiri e ninfe, muse, giganti, mostri, oracoli e sibille, Rusconi Libri, Roma 2006
-Comba Enrico, a cura di, Riti e Misteri degli Indiani d’America, Utet 2003
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Internet:
-http://ilnavigatorecurioso.myblog.it/2013/07/05/il-segreto-dei-diciotto-scheletri-giganti-del-winsconsin/
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-http://swdm.altervista.org/indians/c/paiute.html
-http://uominigiganti.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=1674223
-http://www.ilnavigatorecurioso.it/2013/11/02/la-roccia-di-judaculla-storie-di-antichi-giganti-e-di-codici-preistorici---indecifrabili-2/
-http://www.massimopolidoro.com/misteri/quei-misteriosi-giganti-di-sardegna.html
-http://www.treccani.it/enciclopedia/paiute/

Tv:
“Mysterious Places, Ancient Aliens” S02E01


Questo e altri art. si possono leggere nel mio Blog: http://clubdelmistero.altervista.org/

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